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sábado, 23 de outubro de 2010

La Chiesa e il mondo hanno bisogno di profeti

La meditazione di padre Raniero Cantalamessa su profezia ed evangelizzazione apre a Rimini la giornata di sabato 3 maggio. "Reddite Deo potentiam suam: Restituite il potere a Dio!" (cf Sal 67, 35)  Questo, secondo il Predicatore della Casa Pontifica, il motto pertinente al Rinnovamento.

"Profeta è uno a cui è dato un "occhio penetrante" (Nm 24,15) che gli permette di avere accesso alla mente di Dio e di vederne i segreti progetti". Testimonianza, fede e profezia. Padre Raniero Cantalamessa ripercorre il cammino del carisma profetico passando per l'Antico e il Nuovo Testamento, fino al concilio Vaticano II. Nel post-Concilio, il significato importante del Rinnovamento carismatico, e il suo contributo specifico "alla riscoperta della dimensione profertica della Chiesa". Un contributo - spiega il Predicatore del Papa - che "consiste nell'aver riportato alla luce, accanto ai molti significati della parola-profezia, il significato e le manifestazioni che essa aveva nella primitiva comunità cristiana (cf 1 Cor 14)".

Un'autorità che non viene dall'uomo
All'origine della profezia, lo Spirito e la Parola. Padre Cantalamessa cita la Seconda lettera a Timoteo: "Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio" (3, 16). Nella lingua originale, esiste però anche un altro significato: la scrittura infatti è theopneustòs non solo perché è "ispirata da Dio", ma anche perché è "spirante Dio", traspira Dio. Nel Vangelo di Matteo - continua p. Cantalamessa - è riportata una parola di Gesù che ha fatto tremare i lettori del Vangelo di tutti i tempi: "Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio" (Mt 12,36). Argòn, il termine che traduciamo con "infondata" vuol dire "senza effetto": parola che non fonda niente; vuota, sterile, senza efficacia. L'esatto contrario della parola di Dio, sempre caratterizzata nella Bibbia dall'aggettivo energès, "efficace" (Eb 4,12). Qual è allora questa parola inutile? Quella dei falsi profeti: "coloro che non presentano la parola di Dio nella sua purezza, ma la annacquano ed estenuano in mille parole umane". Come si riconosce un parlare profetico? "Mentre l'annunciatore sta parlando, a un certo momento non deciso da lui, avviene una interferenza, come se un'onda di diversa frequenza si inserisse nella sua voce. Egli se ne accorge per via di una commozione che lo investe, una forzae una convinzione che riconosce chiaramente come non sue. La parola si fa più ferma, incisiva. Sperimenta un riflesso di quella "autorità" che tutti percepivano quando ascoltavano parlare Gesù". Profezia e potenza dello Spirito Santo, dunque. Padre Raniero chiarisce questo aspetto citando san Paolo: " La mia parola e il mio messaggio non si basano su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio" (1 Cor 2, 4-5). "L'Apostolo - commenta il Predicatore - parla di un'esperienza comune a lui e agli ascoltatori. Difatti, quando è lo Spirito che mette sulle labbra una parola, gli effetti, anche se di natura squisitamente spirituale, sono ben percepibili. L'ascoltatore è raggiunto in un punto dell'essere, dove non giunge nessun'altra voce; si sente "toccato" e non di rado un brivido, o una sensazione di calore, lo attraversa in tutto il corpo. L'uomo e la sua voce, a questo punto scompaiono per far posto a un'altra voce". Proprio come diceva Filone Alessandrino: "Il vero profeta quando parla , tace". Tace perché, in quel momento, non è più lui che parla, ma un Altro. Si è fatto dentro di lui un misterioso silenzio.... Sono momenti; a Dio basta una frase, una parola. Annunciatore e ascoltatori hanno la sensazione come di goccie di fuoco che, a un  certo punto, si mescolano alle parole del predicatore, rendendole incandescenti....In Geremia Dio stesso dichiara: "La mia parola non è forse come fuoco - oracolo del Signore - e come un martello che spacca la roccia?" (Ger 23,29)

Gesù, oggetto e soggetto della profezia
Rispetto all'Antico, nel Nuovo Testamento la profezia cambia. Continua p. Raniero: Con le parole: "in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete!" (Gv 1,26), Giovanni Battista ha inaugurato la nuova profezia, quella del tempo della Chiesa, che non consiste nell'annunciare una salvezza futura e lontana, ma nel rivelare la presenza nascosta di Cristo nel mondo". Il Predicatore della Casa Pontificia parla di svolta escatologica, definitiva... Gesù stesso-dice- lo mette in luce parlando del Battista: "In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.... La legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni" (Mt 11, 11.13)... Con Gesù è scoccata l'ora decisiva della storia, davanti a lui si impone la decisione dalla quale dipende la salvezza. In Gesù si ha la identificazione tra il soggetto e l'oggetto della profezia". Pentecoste: è la Chiesa stessa che nasce come realtà profetica. "Tutti - figli e figlie, giovani e anziani - sono profeti" (cf At 2, 14ss), anche se agli inizi - come sottolinea p. Raniero - ci sono alcune persone particolarmente dotate del carisma che vengono abitualmente chiamate profeti
(cf At 11,27;  13,1;  15,32;  21,9-10). 

Il carisma profetico dopo il Concilio
La crisi del profetismo inizia nella metà del II secolo, soprattutto a causa dell'eresia montanista. Risultato: la istituzionalizzazione della profezia, il suo assorbimento nell'orbita della gerarchia. Il carisma profetico "si riduce alla prerogativa del Magistero di interpretare autenticamente la Scrittura e insegnare la vera dottrina.... La riscoperta della profezia biblica, come in quella dei carismi in genere, si ha con il Concilio vaticano II". Ed ecco il ruolo del Rinnovamento nello Spirito che - sostiene p. Raniero - "insieme con altre realtà del post-Concilio, rappresenta l'attuazione di questa riscoperta nella vita della Chiesa. Segna il passaggio dai documenti alla vita. Esso - continua - è un movimento profetico ancora prima che un movimento carismatico. E' la riscoperta e la proclamazione della signoria di Cristo che rappresenta la quintessenza della profezia cristiana". La profezia capace di convertire. E il Predicatore della Casa pontificia ricorda il suo approccio, nel 1975, con il Rinnovamento. inizialmente scettico, fu invitato in un gruppo di preghiera; cominciò a confessare: "I peccati - racconta - sembravano cadere dalle anime come sassi, e alla fine lacrime di gioia. Non potei fare a meno di dire tra me: "Qui c'è Dio!" P. Raniero esorta il popolo del Rinnovamento a non perdere la carica profetica dei primi tempi. "Anche il Rinnovamento - dice con forza - ha bisogno di essere rinnovato! Anche a noi è rivolta l'esortazione dell'Apostolo a Timoteo: "ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2 Tim 1,6). "Ravvivare" etimologicamente significa: "soffiare sulla fiamma". Non passiamo alle nuove generazioni che si accostano alla reatà del Rinnvamento - insiste il Predicatore - una fiamma smorta e un lucignolo fumigante. E per ravvivare il carisma profetico, ricorda i requisiti umani necessari alla profezia, quelle disposizioni d'animo che ne favoriscono l'esercizio: preghiera, umiltà e amore. Tutti devono essere profeti, senza paura: Si è profeti parlando, ma non solo con la bocca, anche con gli occhi, con le mani, con la vita. "La Chiesa - diceva Paolo VI - ha bisogno della sua perenne Pentecoste, ha bisogno di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo" 


P.Raniero invita a fare come il profeta Isaia che, alla voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?", rispose senza esitazione: "Eccomi manda me!" (cf Is 6,8).

Fonte: http://www.rnsbassano.it/node/623 


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